23 ottobre 2014
L’organo monumentale del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza
Entrando nel Santuario dell’amore Misericordioso, lo sguardo del pellegrino non può non correre verso la luce che promana dalla zona del presbiterio: alla destra di quest’ultimo, in posizione singolare, quasi fosse una sentinella vigilante, si staglia l’organo monumentale, con le sue canne di legno e di vari metalli, collocate secondo una inconsueta e particolarissima disposizione.
Si tratta dello strumento personalmente e fortemente voluto da Madre Speranza per il Santuario, strumento unico per sostenere potentemente il canto nella lode di Dio, per dar voce alla preghiera del singolo pellegrino e della comunità tutta.
Un po’ di storia
Il Santuario fu solennemente consacrato il 31 ottobre 1965; già l’11 maggio precedente venivano convocati a Collevalenza il maestro Adamo Volpi, primo organista della Basilica della S. Casa di Loreto, e l’architetto Julio Lafuente al fine di discutere sulla costruzione di un nuovo organo per il Tempio appena edificato. Il 25 maggio seguente, lo stesso Volpi tornava a Collevalenza per incontrare le maestranze della Ditta Tamburini di Crema e discutere del nuovo strumento, che secondo il progetto del maestro stesso avrebbe dovuto avere 54 registri reali, con un costo di circa 25 milioni di lire e da consegnarsi entro l’ottobre 1966. La Ditta si impegnava di fornire provvisoriamente un piccolo strumento per garantire l’accompagnamento delle sacre funzioni fino all’ultimazione del grande Organo.
Il 17 settembre 1966 una piccola delegazione al seguito del P. Arsenio, presente anche l’architetto Lafuente, si recava a Crema presso la fabbrica della Ditta Tamburini per definire ulteriori accordi e dettagli. Alla fine dello stesso mese cominciano i lavori di montaggio dell’organo nel Santuario, lavori conclusi il 16 dicembre successivo.
Il lunedì di Pasqua, 27 marzo 1967, apprendiamo dalla Cronaca del Santuario, che “viene a Collevalenza Sua Em.za il Card. Luigi Traglia (allora Vicario di Paolo VI per la città di Roma, ndr) accompagnato da Mons. Aragonesi, e benedice il nuovo organo del Santuario. Dopo la Benedizione e dopo aver rivolto la sua parola ai numerosissimi fedeli che gremivano il Santuario, anche Sua Em.za insieme agli Ecc.mi Presuli Mons. Antonio Fustella e Mons. Ilario Alcini si è trattenuto ad ascoltare il concerto d’organo dato dal Maestro Adamo Volpi, della Basilica di Loreto. Dopo il concerto ha celebrato in Santuario S. E. Mons. Ilario Alcini, mentre Sua Em.za il Cardinale è sceso a benedire il primo gruppo della Via Crucis, opera del prof. Ticò Alcide: la XII Stazione”. È del giorno successivo il telegramma del Card. Amleto Cigognani (presidente della Administratio Patrimonii Sedis Apostolicae) nel quale, ricambiando gli auguri pasquali, l’alto prelato si augurava che “nuovo strumento liturgico valga innalzare animi verso divine speranze richamate mistero pasquale et ispiri sempre pensieri confidenti preghiere Amore Misericordioso”.
L’Organo Tamburini op. 531
La Ditta “Tamburini” di Crema venne fondata nel 1893 dal Comm. Giovanni Tamburini,
il quale a sua volta aveva appreso i rudimenti l’arte organaria da un altro rinomato costruttore d’organi, il Cav Pacifico Inzoli.
Giovanni Tamburini si distinse subito per l’impronta professionale che volle dare alla sua appena nata azienda: le sue capacità imprenditoriali, la continua sperimentazione nella costruzione e l’apertura verso l’arte organaria d’Oltralpe portano ben presto la Ditta Tamburini ad essere una delle più rinomate case italiane ed europee.
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La casa Tamburini ha costruito strumenti in tutto il mondo, spesso in collaborazione con grandi organisti, i quali hanno offerto la loro collaborazione nei progetti della casa cremasca: possiamo citare Fernando Germani, Arturo Sacchetti, Luigi Ferdinando Tagliavini.
Tra i moltissimi organi usciti dalla fabbrica di Crema, ricordiamo il monumentale organo del Duomo di Milano (il più grande in Italia con oltre 17.000 canne), il grande organo voluto dal Sommo Pontefice Pio XII nell’anno Santo del 1950 per l’Auditorium di Palazzo Pio (5 tastiere e oltre 13.000 canne; ora a Bologna), ma anche i grandi organi dell’auditorium della Rai di Napoli (4 tastiere, 12.500 canne) e dell’ Auditorium Rai di Torino (4 tastiere 10.000 canne), della Basilica Cattedrale di Messina (5 tastiere, oltre 16.000 canne), della Basilica di S. Maria dei Servi a Bologna (grande organo a trasmissione meccanica). All’estero possiamo citare edificazioni nell’America Latina, ma anche in tante parti del mondo: Basilica di N.S. Auxiliadora a Rio de Janeiro (5 tastiere, 132 registri, 11.100 canne) o il colossale organo dell’Auditorium di Città del Messico.
Questo breve racconto della storia della ditta Tamburini mira a far comprendere come Madre Speranza mirasse a scegliere quanto di meglio l’organaria italiana del tempo potesse offrire, al fine di avere uno strumento in sintonia con quelle così precise linee di pensiero che avevano animato la costruzione del Santuario, ove nulla era stato lasciato al caso. L’organo di Collevalenza porta il numero d’opus 531: tra i più grandi dell’Umbria, vanta caratteristiche sonore molto particolari, che andremo a di seguito a descrivere, unite ad un aspetto architettonico assai innovativo per l’epoca.
Descrizione dello strumento
Opera della ditta Tamburini di Crema (1966; op. 531).
Collocato in presbiterio, a destra dell’altare maggiore, presente un’originale facciata a piani sovrapposti con canne interne “a vista”.
L’organo è a trazione “elettro-meccanica” con somieri meccanici del tipo a “tiro” (le stecche e i ventilabri sono cioè comandati elettricamente).
Somieri periferici a trasmissione elettrica“diretta” (per il Pedale, il Principale 16’, il Principale I della II tastiera e la Tromba Orizzontale).
Azionamento dei registri tramite cilindri pneumatici.
Mantici a lanterna, disposti in locali separati dietro alle canne del corpo corrispondente.
Due elettroventilatori di fattura Tamburini.
Consolle
Tipica del design Tamburini dell’epoca, in legno massello.
Comando dei registri per mezzo di placchette a bilico aggiustabili.
38 pistoncini per il richiamo unioni e aggiustabili/particolari sotto le tastiere.
Bottoncini di richiamo delle aggiustabili generali sopra il frontalino della III tastiera.
Indicatori ad ago per l’apertura casse espressive e per il Crescendo; Voltmetro.
Tre tastiere in legno con copertura in plastica; estensione 61 note (C1-c 6).
Pedaliera concavo-radiale di 32 note (C1-g32).
3 staffe per crescendo, espressione Positivo, espressione Recitativo.
19 pedaletti reversibili in ottone con spia luminosa.
Panca regolabile in altezza.
Numero totale dei registri reali (secondo il Catalogo Tamburini): 54
Numero totale dei registri sonori in consolle: 54
Numero totale placchette: 84
Unioni e accoppiamenti secondo l’uso del tempo.
Corpo sonoro
Prospetto: caratterizzato da una struttura molto moderna e di design, unica nel suo genere.
Ubicato alla destra dell’altare maggiore, in una struttura di cemento armato e mattoni, di forma cilindrica.
Si presenta uno strumento messo quasi completamente “a vista”, contravvenendo al classico canone di nascondere tutti gli elementi dello strumento dietro a una facciata di “mostra”. L’architettura lascia “a vista” gran parte del materiale fonico del Pedale e del Grand’ Organo (essendo Positivo e Recitativo chiusi in cassa espressiva).
Grande importanza è stata data alla collocazione ed ai materiali che compongono l’organo, il quale si presenta felicemente collocato sia dal punto di vista liturgico – architettonico che dal punto di vista sonoro. Salta subito all’occhio il “calore ” risultante dall’uso di mattoni, rame e legno, materiali che compongono la facciata. Particolarmente impressionante la collocazione delle “Trombe en chamade”, disposte orizzontalmente.
La facciata risulta efficace dal punto di vista visivo anche grazie al vivace gioco di contrasto degli elementi che la compongono: la scelta del rame (colore caldo) per la fattura delle canne maggiori e delle “chamade”, ben contrasta la presenza dello stagno-piombo (colore freddo) utilizzato per alcuni elementi della facciata e delle file di canne a vista, rendendo l’insieme assai mosso ma equilibrato. Le canne di legno sono prosecuzione sonora della cassa maggiore ed incorniciano la parte bassa dello strumento conferendo ulteriore slancio al già alto prospetto.
Tutto questo concorre a dare l’idea visiva di una fiamma, così come si legge sulla sintetica ma efficace descrizione che viene fatta dell’organo sul sito www.collevalenza.it nella sezione “architettura e struttura”: “protende verso l’avanti un fascio di trombe di lucido rame...La zona inferiore è architettata a selle affiancate, di corte canne di rame rosso, compatte ed affiancate come legione. Ne risulta la geometria di una fiamma, che divampa verso il soffitto, materiata in legno lucido e in metallo opaco.... un “Gloria”.... un “Osanna” a fondale del Tempio.”
In particolare, la facciata è così composta: nella parte superiore, a sinistra, sono disposte le canne del Contrabbasso 16’ del Pedale; la parte centrale mostra le canne del Basso Armonico 8’ del Pedale, suddivise in due campate sovrapposte (in rame la superiore, in stagno quella inferiore), sotto le quali aggettano orizzontalmente le canne della Tromba “en chamade”; la parte destra mostra le canne del Principale 16’ (II ottava) e del Principale I 8’ (I ottava) del Grand’ Organo.; seguono canne in lega, disposte a ventaglio: le prosecuzioni del Principale 16’ e del Principale I, le canne del Ripieno 4 file del Pedale, e registri del Grand’Organo: la Voce Umana, la XV, il Flauto a camino 4’, l’Ottava 4’ e il Ripieno a 6 file.
La parte inferiore della facciata è invece composta, perimetralmente, dalle canne del Subbasso 16’ del Pedale; le altre canne lignee sparse appartengono al Principale 8’ e al Flauto Traverso 8’ del Grand’Organo; a quest’ultimo corpo appartengono tutte le canne metalliche.
Per quanto riguarda i somieri, le canne del Recitativo (III tast.) sono disposte su tre somieri a tiro (ad eccezione del Bordone 16’, che è trasmesso al Pedale); il Positivo (I tast.) ha un unico somiere a tiro; il Grand’Organo (II tast.) è costituito da due somieri a tiro di cui uno suddiviso in due parti (ad eccezione delle prime canne del Pricniaple 16’, che sono trasmesse anche al Pedale; il Pedale è invece a trasmissione elettrica diretta
Disposizione fonica
La disposizione fonica è riportata secondo la numerazione delle placchette in consolle.
(Pedale, I fila a sx) (I tastiera, III fila a sx) (III tastiera, I fila a dx)
1 - Unione I/Ped. 27 - Cromorno 8 45 - Grave III
2 - Unione II/Ped. 28 - Regale 8 46 - Sopra III
3 - Unione III/Ped. 29 - Tremolo
4 - Sopra I/Ped. 47 - Principale 8
5 - Sopra II/Ped. (I tastiera, IV fila a sx) 48 - Ottava 4
6 - Sopra III/Ped. 30 - Principale 8 49 - Ripieno 5 file 2
31 - Ottava 4 50 - Bordone 16
(I tastiera, I fila a sx) 32 - XV 2 51 - Bordone 8
7 - Grave I 33 - XIX 1'1/3
8 - Grave III/I 34 - XXII-XXVI-XXIX 1 (III tastiera, II fila a dx)
9 - Unione III/I 35 - Flauto camino 8 52 - Salicionale 8
10 - Sopra III/I 36 - Quintadena 4 53 - Viola dolce 8
11 - Sopra I 37 - Sesquialtera 2’ 2/3 e 1’ 3/5 54 - Flauto armonico 4
55 - Nazardo 2’ 2/3
(II tastiera, II fila a sx) (annullatori, centro a sx) 56 - Ottavino 2
12 - Principale 16 Ance P 57 - Terza 1’ 3/5
13 - Principale I 8 Ance I 58 - Tromba armonica 8
14 - Principale II 8 Ance II 59 - Oboe 8
15 - Ottava I 4 Ance III 60 - Voce flebile 8
16 - Ottava II 4 Ripieni 61 - Voce celeste 8
17 - XV 2 Gravi 62 - Tremolo
18 - Ripieno 5 file 2 Sopra
19 - Ripieno 6 file 1’ 1/3 (Pedale, III fila a dx)
20 - Tromba 8 (II tastiera, centro a dx) 63 - Acustico 32
21 - Tromba orizzontale 38 - Grave I/II 64 - Principale 16
39 - Grave III/II 65 - Ottava 8
(II tastiera, III fila a sx) 40 - Unione I/II 66 - Quintadecima 4
22 - Flauto traverso 8 41 - Unione III/II 67 - Ripieno 4 file 1’ 1/3
23 - Corno di camoscio 8 42 - Sopra III/II 68 - Contrabbasso 16
24 - Flauto in VIII 4 43 - Sopra I/II 69 - Subbasso 16
25 - Flauto camino 4 44 - Sopra II 70 - Bordone 16
26 - Voce Umana 8
(Pedale, IV fila a dx)
71 - Basso armonico 8
72 - Bordone 8
73 - Flauto corno 4
74 - Bombarda 16
75 - Tromba 8
76 - Chiarina 4
77 - Tremolo
Registri per trasmissione al Pedale: Principale 16’ (G.O.), Bordone 16’ (Recit.)
Registri per prolungamento: Ottava 8’ e XV 4’ del Pedale dal Contrabbasso 16’; Bordone 8’ e Flauto corno 4’ dal Subbasso 16’ del Pedale; Tromba 8’ e Chiarina 4’ dalla Bombarda 16’.
Registro “risultante”: Acustico 32’
Canne sonore: 3708.
Il restauro conservativo (2012/13)
Come qualunque “macchina” costruita dall’uomo, l’organo necessita di manutenzione: la manutenzione ordinaria (accordature, piccole riparazioni) assicura durata al buon funzionamento dello strumento; si rende però necessaria, dopo un certo numero di anni, una manutenzione straordinaria, che richiede lavori sostanziali e importanti. L’uso continuo, la polvere che si deposita nelle canne, la consunzione delle parti, delle pelli, delle parti elettriche,…sono tutti fattori che compromettono, nel tempo, la resa meccanica e sonora dello strumento.
La Rettoria del Santuario, rendendosi conto che l’organo ormai necessitava di una generale revisione, ha chiesto preventivi a varie case organarie italiane, ciascuna delle quali ha prospettato differenti tipi di intervento. Venne in seguito chiesta una consulenza all’organista umbro Luca di Donato, da tempo operante nel campo della progettazione di organi nuovi nonchè degli interventi di restauro e manutenzione di strumenti esistenti. Di Donato ha steso una relazione tecnica assai dettagliata, nella quale sottolineava l’urgenza di un intervento che ridonasse smalto e vigore all’ organo, lasciandone assolutamente inalterate le caratteristiche sonore (intonazione) e trasmissive. Dalla relazione leggiamo che “ l’organo necessita di una vigorosa manutenzione straordinaria.
In quest’occasione siano smontate le canne dalle loro sedi e pulite con prodotti specifici per la cura del metallo ed antiparassitari per le canne di legno.
I mantici siano ben rivisti nei loro equilibri di peso e siano soltanto trattati con liquido per la manutenzione del pellame che badi a restituire elasticità alla pelle e rituri i pori della stessa onde evitare futuri squarci, ove necessario vengano sostituite o rinforzate le pelli.
Sia ben mantenuta l’originale trasmissione: sconsiglio vivamente di rielettrificare l’organo con centralini elettronici di ultima generazione – spesa che ritengo inutile - giacché l’originale sistema trasmissivo, una volta messo a punto, sarà assolutamente performante.
Potrebbe essere utile montare delle plafoniere al neon per provvedere alla luce necessaria per la manutenzione ordinaria, profittando della mancanza delle canne in modo da evitare danni accidentali.
Dopo la ripulitura, il materiale fonico sia intonato correttamente e non arbitrariamente “reintonato”, affinché sia mantenuta l’intonazione originaria. Segua un’ accordatura precisa”.
Tra le varie proposte di intervento, quella che a parere della Committenza meglio rispondeva ai dettami sopra riportati era quella della ditta “Alessandro Giacobazzi” di Modena, la quale si proponeva un restauro conservativo, che lasciasse l’organo così come la ditta Tamburini, il maestro Volpi e la stessa Madre Speranza l’avevano concepito.
Alessandro Giacobazzi, dinamico organaro modenese, è da anni attivo nel campo della costruzione di nuovi organi (ricordiamo quello monumentale del Seminario di Bordighera, 4 tastiere e oltre 4.000 canne; l’organo di S. Filippo Neri alla Pineta Sacchetti a Roma) e nel restauro di organi storici (l’organo “Gern” della All Saints’ di Sanremo; l’organo della Cattedrale di Rhodos, Grecia; l’organo “Nicholson” della Chiesa di S. Secondo in Ventimiglia), e tiene la regolare manutenzione di importanti organi sinfonici (il colossale Tamburini della Chiesa di S. Giovanni Bosco in Bologna, 5 tastiere e oltre 12.000 canne; il Mascioni della Basilica di S. Maria degli Angeli in Assisi). Giacobazzi predilige sin dalla giovinezza gli strumenti di carattere “sinfonico”, romantico, acquisendo negli anni una vasta e rara esperienza su strumenti a trasmissione pneumatica ed elettrica. La ditta si è arricchita da alcuni anni dell’esperienza di Roberto Enderle, la cui collaborazione ha infuso nuovo vigore imprenditoriale alla casa organaria.
La Rettoria del Santuario, affidati i lavori alla Ditta Giacobazzi, ha nominato Luca Di Donato consulente e supervisore dei lavori.
I restauri, cominciati nella seconda metà di luglio 2012, si sono conclusi nel gennaio 2013, per essere inaugurati il giorno 9 Febbraio prossimo con un concerto del maestro Di Donato.
Dalla Relazione tecnica stesa dalla Ditta stessa e controfirmata dal supervisore e dal Rettore P. Ireneo Martìn, apprendiamo i lavori svolti:
“Elenco dei lavori effettuati:
Smontaggio, ripulitura e riverniciatura di tutto l’ organo. Rimessa in forma del materiale fonico in metallo, gravemente danneggiato dall’incuria, accurata pulizia del medesimo e ristabilizzazione dell’originale intonazione, venuta a mancare nei lavori di riassetto del 1980 e successivamente da interventi incauti e scarsamente professionali.
Ripulitura e reintegro delle parti facenti parte del prospetto esterno.
Tutta la cassa e le parti lignee della medesima sono state trattate con antitarlo”.
Consolidamento dei crivelli, delle maggette e delle strutture atte al sostegno dello strumento, che si presentavano estremamente danneggiate e sfaldate.
In sede di smontaggio ci si è resi conto di gravi deficienze strutturali; si è dunque provveduto a stabilizzare e consolidare quelle parti che scaricavano il loro peso in maniera errata o risultavano mal disposte (somieri appoggiati su altri, mancanza di sostegni portanti...). Fondamentale la messa in opera di cavalle in ferro per risolvere queste problematiche.
Le canne di legno, pulite e trattate con prodotto antitarlo, sono state restaurate e ristuccate ove necessario con stucchi chimici di prima qualità al fine di garantire la perfetta tenuta della riparazione. I tappi sono stati aperti e, ove necessario, sostituito il materiale di guarnizione.
Le ance sono state smontate dai loro blocchi, pulite e verificate nelle pieghe. I canaletti sono stati puliti accuratamente e le tube delle canne metalliche rimesse in forma, mentre le canne lignee sono statestuccate e trattate con antitarlo.
La manticeria, le giunzioni, guarnizioni, flange e tutto ciò che risponde alla trasmissione del vento è stato completamente rifatto: tutti i mantici sono stati interamente smontati e reimpellati, le tubature scollate e private dell’originaria guarnizione in tela incollata, sostituita con nuove guarnizioni. I fondi dei mantici (dieci in totale) sono stati serrati tramite viti e colla poiché, a causa del cedimento dei medesimi, procuratosi a conseguenza del naturale assestamento delle pareti perimetrali dei mantici, si creava un’ importantissima perdita di vento, che andava ad influire sul già precario funzionamento dello strumento.
I somieri a stecche sono stati aperti e revisionati. Si è provveduto a risanare le vistose crepe sul piano delle stecche che procuravano fastidiosi trasuoni, più volte denunziati dalla Committenza. I somieri a manticetti sono stati aperti, ripuliti ed i manticetti per l’azionamento delle note hanno subito un processo di pulizia e trattamento rinvigorente‚ impermeabilizzante, acciocché fosse garantita la perfetta tenuta del vento.
Gli attuatori dei registri, in origine elettro-pneumatici, sono stati sostituiti dopo lunga e travagliata riflessione con degli attuatori di ultima generazione elettromagnetici a controllo elettronico per garantire un funzionamento sicuro nel tempo. La decisione di tale sostituizione è giunta dopo aver riscontrato il loro continuo malfunzionamento, anche dopo un accurato restauro e ripristino di tutte le parti. I cilindri presi in esame ed usati come esperimento corrispondo al corpo d’organo del primo piano, facente parte della II tastiera. Essi non assicuravano stabilità di esercizio e ponevano la Committenza nel rischio di dover successivamente rimettere in opera il cantiere per la loro sostituzione. Si è dunque provveduto a costruire nuovi basamenti per ospitarli e nuove forme di collegamento per azionare le stecche dei somieri.
I motori sono stati controllati, puliti e revisionati. L’impianto elettrico di illuminazione e prese è stato messo a norma e sono state separate le utenze e l’illuminazione dalle prese e dall’alimentazione dei motori, tutto protetto a monte da un nuovo quadro rispondente alla vigente normativa di legge. Si è provveduto alla sostituzione dei corpi illuminanti a lampadine ad filamento con led, ottenendo così una maggiore e più ergonomica distribuzione della luce, sia per i fini tecnici, che didattico-culturali. La nuova illuminazione è stata studiata proprio per poter permettere un ottimo colpo d’occhio all’interno della “macchina organo”, così da offrire la corretta manutenzione e la giusta sottolineatura dei particolari di funzionamento durante le visite guidate.
In merito all'impianto elettrico di trasmissione, si è provveduto alla rimozione dei fili in cotone all’interno dell'originale “pitone” di collegamento tra organo e consolle, poiché a causa del loro naturale deterioramento, accentuato del calpestio e dalla generale incuria, hanno perduto il loro originario isolamento elettrico, non garantendo più la necessaria stabilità; troppo spesso facili cortocircuiti generavano fastidiosi malfunzionamenti. Si è riequilibrato anche il carico elettrico sulle tastiere distribuendo in maniera ottimale la corrente su ogni contatto e costruendo “ex novo” una nuova alimentazione di gestione per gli attuatori dei registri, questo per non gravare ulteriormente sul primitivo impianto di fornitura di corrente continua (raddrizzatore).
Altresì si è proceduto con una accurata pulizia di tutti i contatti, sia nelle centrali di organo che di consolle; dentro quest’ultima, si è scelto di abolire la fornitura di corrente a 220V in funzione della bassa tensione 12V, offrendo così una maggior sicurezza e riducendo il pericolo di incendi. Anche l’impianto di illuminazione della consolle è stato adeguato ai fini della sicurezza abolendo l’originaria illuminazione ad incandescenza a 220V, sostituita ora da led ad alta resa alimentati a 12V.
Ogni canna dell’organo è stata intonata a regola d’arte, nell’intento di non modificare l’intonazione originaria; l’organo è stato poi accordato secondo il temperamento esistente (equabile)”.
L’organo è ora tornato alla piena efficienza, al primitivo splendore: la sonorità è tornata ad essere possente e corposa, proprio come la voleva Madre Speranza, la quale desiderava uno strumento in grado di sostenere il canto della grande assemblea in preghiera.
Lo strumento verrà utilizzato per la liturgia, ma anche in occasione di concerti, come quello inaugurale del 9 Febbraio, tenuto dal M° Luca di Donato, che con passione e competenza ha seguito i lavori condotti felicemente a termine dalla Ditta Giacobazzi.
Da “La voce del Santuario” (Luglio – Agosto 2012), di P. Ireneo Martìn FAM
Voglio iniziare la cronaca dei mesi luglio e agosto con uno dei temi che in questo momento sta più a cuore a tutti noi: l’organo della Basilica dell’Amore Misericordioso. L’organo elettro-meccanico della Ditta Tamburini (Crema), situato a lato destro dietro all’altare della grande Basilica, voluto dalla M. Speranza nel 1966, ha bisogno di un urgente restauro-conservativo. Fino a Natale o forse oltre non potremo ascoltare più le sue melodie.
Allo stato attuale, lo strumento necessita di un intervento accurato, che viene eseguito dalla ditta Giacobazzi di Modena con la supervisione del maestro Luca Di Donato.
Vogliamo riqualificare lo strumento per ridonare alla Santa Liturgia lo splendore e il decoro che la Venerabile M. Speranza ha sempre desiderato: un organo ben accordato e ben funzionante.
Inoltre lo strumento è di valore e nella nostra regione si colloca tra quelli più adatti a ricoprire una vasta attività concertistica, in onore dell’Amore Misericordioso e del suo Santuario.
Per questo motivo, qualche giorno prima di iniziare i lavori di restauro, abbiamo pensato di dedicare la giornata di sabato 7 luglio per ascoltare le note di quest’organo.
Di fronte al grande afflusso di pellegrini venuti al Santuario da ogni parte d’Italia, il maestro e organista Luca Di Donato ci ha fatto gustare la forza espressiva dello strumento, in attesa di suonare ancora nel giorno della inaugurazione del restauro, fra alcuni mesi. Alle ore 12 ha animato la Santa Messa e nel pomeriggio alle ore 14,30 ha esordito col primo dei concerti: "Eterna è la sua misericordia".
Suor Erika Bellucci, che ha presentato il concerto, ha detto: "Possiamo osservare come un fascio di trombe di lucido rame si protende verso la navata, mentre la zona inferiore ci mostra le corte canne di rame rosso compatte ed affiancate come legione. Ne risulta la geometria di una fiamma, che divampa verso il soffitto, materiata in legno lucido e in metallo opaco.
Una fiamma? Che cosa significa?
Come le lingue di fuoco divampano verso l’alto, così la nostra lode si apre ad un "Gloria", un "Osanna", che fanno da fondale sonoro a tutto il tempio.
Non possiamo che cantare alla Misericordia di Dio! Ricordare i suoi benefici. Con gratitudine. Con amore. All’amore, si risponde con l’amore. Non c’è altra risposta. Scrive Madre Speranza: "Credo che ogni creatura, ma specialmente noi della Famiglia dell’Amore Misericordioso, dobbiamo essergli molto riconoscenti e dimostrargli il più possibile questa gratitudine. Sforziamoci di essere molto caritatevoli, pazienti, sacrificati e impegnati ad eliminare ogni imperfezione per imitare tutte le virtù di Dio. Ricordiamoci che Gesù ci chiede di essere non anime comuni, ma sante; che con il buon esempio contribuiamo alla santificazione dei fratelli e che il nostro distintivo sia un cuore materno arricchito delle suddette virtù".
Con questi sentimenti suggeriti dalla M. Speranza e in religioso ascolto della musica, uno dei mezzi più potenti per elevare la nostra mente e far battere il nostro cuore all’unisono con il Dio della Misericordia, si è concluso il concerto molto applaudito. Alla fine P. Ireneo Martin ha ringraziato di cuore il Maestro Luca e ha rincuorato nella loro fede i pellegrini facendo altresì un caloroso invito a tutti a contribuire economicamente per quest’opera, dato il costo elevato che il restauro-conservativo comporta.
Stefano Pellini